La carità colpita

Riproponiamo un bell’articolo riguardante la mostra alla quale abbiamo collaborato, ancora visitabile a Venezia

 

Mostra “La carità colpita” all’ospedale Civile di Venezia, 

Un percorso nella storia

La mostra propone un percorso che parte dal piano terra della Scuola Grande, nel “Portico delle Colonne” che costituisce l’ingresso nobile dell’ospedale Santi Giovanni e Paolo, dove i curatori hanno ricostruito il contesto bellico in cui si inserisce lo specifico evento del bombardamento sull’ospedale; si snoda poi al piano superiore, con testi, reperti, testimonianze, illustrazioni e tutto quanto può far luce sul tragico fatto, così come fu vissuto dalla città e dall’ospedale: “Il bombardamento della Scuola Grande di San Marco e quindi del reparto di degenza e cura in essa ospitato a quel tempo – spiegano i curatori della mostra – colpì emotivamente l’opinione pubblica non solo veneziana. I giornali ne diedero notizia amplificando quella che fu, quasi certamente, un’azione precipitosa o un’errata valutazione della traiettoria di caduta della bomba, come altre volte era avvenuto nella città lagunare. In una lunga guerra, però, combattuta non solo con fucili e cannoni, ma anche con le armi della propaganda, il fatto rappresentò un segno tangibile della crudeltà del nemico: nemmeno un luogo di pietosa cura e soccorso era stato risparmiato”.

Viaggio tra propaganda e realtà

È proprio il filo della propaganda a tessere il racconto di questa mostra e ad intrecciarsi con quello della storia. La guerra combattuta nell’aria, lo stato dell’aviazione, l’artiglieria aerea e contraerea e, appunto, i bombardamenti sull’ospedale sono le tappe di questa narrazione: “Ci proponiamo di contribuire alla conoscenza di un evento drammatico – spiegano ancora i curatori – che colpì contemporaneamente un luogo di cura e uno dei luoghi più rappresentativi dello spirito civico, del sentimento di solidarietà e della pietà cristiana nati dalla civiltà veneziana. La memoria dei due ammalati morti nel bombardamento in quel 14 agosto 1917, Francesco Giuseppe Afabris e Giovanni Sambo, le decine di feriti, ma anche la testimonianza degli undici dipendenti ospedalieri caduti nelle battaglie della Grande Guerra ci rendano pienamente consapevoli del patrimonio morale di carità umana che custodiamo da secoli”.

Crocifisso del XVI Secolo

Sulla sala che vide la strage, colpito anch’esso e danneggiato in quell’occasione, veglia il Crocifisso ligneo del XVI secolo: recentemente ricollocato, porta i segni dei danni subìti, ma sapientemente restaurato dall’Azienda sanitaria si offre insieme ai visitatori come monito e come speranza, perché guerra e violenza non si ripetano e perché la cura, l’assistenza e la carità siano sempre rispettate, e con loro siano rispettate le persone bisognose di cura. Nella stessa sala, nella giornata di apertura della Mostra, si è svolto l’ampio Convegno dedicato all’evento bellico, con la partecipazione di storici ed esperti della Scuola Grande di San Marco, dell’Istituto Storico Austriaco di Roma e di altre realtà accademiche e culturali. La mostra “La Carità Colpita” resta aperta fino al 30 novembre. E’ stata realizzata grazie alla collaborazione tra Ulss 3 Serenissima, Scuola Grande di San Marco, Deputazione di Storia Patria per le Venezia, Istituto Austriaco di Studi Storici, con il patrocinio della Osterreichische Akademie der Wissenschaften, e con il sostegno di Zanardo Logos, Associazione Nazionale Alpini Conegliano, Centro Studi Ugo Cerletti, Avis di Venezia, Actv.

Veneziatoday, 7 ottobre 2017

Gli strumenti della memoria

Gli strumenti della memoria. Nella ricorrenza del Centenario i pericoli di una Guerra da non dimenticare: i cimeli storici e la L.R. 17/11
“Patentino” un’opportunità o un errore?”

La conferenza s’inserisce in continuità con quanto fatto lo scorso anno a Nervesa della Battaglia e l’anno precedente ad Alano di Piave, sempre con grande gradimento di pubblico, svilupperà il tema dell’uso consapevole dell’autorizzazione regionale per il recupero dei cimeli della Grande Guerra discutendone con le autorità locali e la magistratura.
Le quattro associazioni, oltre ad avere correttamente interpretato lo spirito della legge regionale nel senso di “crescita culturale” e di sicurezza nell’ esercizio della passione che accomuna gli associati, stanno collaborando con le Amministrazioni Comunali in una logica di “turismo storico culturale” tendente a valorizzare quanto rimasto dalla Grande Guerra nel territorio, proiettandolo anche come possibilità di lavoro ed elemento di cultura nel futuro.

Programma

Sabato, 14 ottobre 2017
Sala “Informa Giovani” Comune di Conegliano

9.30 Arrivo dei partecipanti
9.45 Introduzione a cura delle Associazioni Organizzatrici- presentazione giornata e apertura dei lavori
10.00 Intervento Sindaco di Conegliano Ing. Fabio Chies e Sindaco Nervesa della Battaglia Ing. Fabio Vettori
10.10 Saluto e intervento Autorità Regione, Provincia e altri Enti e/o Forze Armate
10.20 L.R. n. 17/2011 il “Patentino” un’opportunità o un errore? CONFERENZA
Interventi a cura di:
– Dott. Francesco TONON Pubblico Ministero Tribunale di PADOVA
“La normativa su armi ed esplosivi, con l’ottica della Autorità Giudiziaria”
– Dott. Roberto PICCIONE Pubblico Ministero Tribunale PADOVA
“La normativa sui Beni Culturali, con l’ottica della Autorità Giudiziaria”
Seguiranno dei brevi interventi sugli argomenti che verranno trattati nel pomeriggio a cura delle Associazioni organizzatrici

12.15 Pausa pranzo
13.30 Ripresa dei lavori – attività informativa e conoscitiva per i Cittadini interessati
14.00 Analisi della normativa regionale – Michele Miato Dott. in giurisprudenza
15.00 Armi e munizioni analisi normativa – Dott. Tiziano Vanin Ufficiale Truppe Alpine
16.30 Ordigni: come individuare e difendersi dai pericoli. Cosa fare e cosa non fare. Analisi normative – Artificiere Ermanno Telloni
18.00 I cimeli della prima guerra mondiale e la tutela del patrimonio culturale – storico archeologo Dott. Massimo Serena
18.45
Dibattito e chiusura lavori

Al termine della giornata hai partecipanti verrà rilasciato un attestato di partecipazione propedeutico alla richiesta dell autorizzazione regionale. Per la ricerca con il metal detector (patentino regionale) di cimeli della grande guerra regolamentata dalla legge regionale 17/2011

Una pagina dedicata a Cerletti sull’ History of Medicine Topographical Database

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Al termine del 2016 Il Centro Studi “Ugo Cerletti” è stato contattato dalla gentilissima Barbara Fanton, studentessa di Medicina e Chirurgia al Campus Biomedico di Roma, per delle ricerche riguardanti Ugo Cerletti e le sue scoperte svolte durante la prima guerra mondiale.

Dopo una piacevole visita al centro studi di Conegliano, Barbara ha creato una pagina sul portale di Himetop, un sito dedicato alla valorizzazione territoriale degli aspetti storici legati a personaggi o accadimenti relativi al mondo della medicina.

Non soddisfatta del bel lavoro svolto sulla vita di Ugo Cerletti in quel di Auronzo di Cadore durante la prima guerra mondiale,

http://himetop.wikidot.com/hotel-auronzo http://himetop.wikidot.com/ospedaletto-042

Barbara ha voluto dedicare una pagina del sito anche al Centro Studi di Conegliano.

http://himetop.wikidot.com/centro-studi-bonifica-bellica-ugo-cerletti

Riteniamo giusto dare visibilità al suo accurato lavoro anche sul nostro sito e la ringraziamo per la bella esperienza fatta assieme, augurandole buona continuazione con i suoi studi universitari.

Staff Centro Studi Ugo Cerletti

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Uno Scoppio…di Intelligenza

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“Uno scoppio di intelligenza” Programma di prevenzione sull’utilizzo consapevole dei giochi pirotecnici

 

Prenderà il via a inizio dicembre il progetto di sensibilizzazione dedicato agli studenti delle scuole medie del Comune di Conegliano sul tema della prevenzione e dei rischi legati all’utilizzo di prodotti pirotecnici.

Il Progetto, denominato “Uno scoppio di intelligenza”, vedrà coinvolti circa 300 studenti delle scuole medie di Conegliano.

La proposta punta a fare prevenzione sui pericoli di un utilizzo improprio dei giochi pirotecnici che ogni anno, in particolare in occasione delle festività, provoca feriti più o meno gravi specialmente tra i più giovani, partendo da un’informazione consapevole dedicata ai ragazzi e alle loro famiglie.

A portare chiarezza sul corretto utilizzo e sull’acquisto legale dei prodotti pirotecnici due giovani collaboratori della neonata associazione “Centro Studi Ugo Cerletti” (www.centrostudicerletti.it), nuova realtà da poco sorta a Conegliano in collaborazione con il Museo degli Alpini e la Sezione Alpini Conegliano, che si propone di fornire informazioni tecniche in ambito forense e oplologico.

Il progetto partirà lunedì 5 dicembre e coinvolgerà gli studenti tramite una serie di incontri che si svolgeranno presso le scuole che hanno sottoscritto il progetto. La data di inizio è stata pensata in funzione delle imminenti festività natalizie, periodo nel quale notoriamente vengono acquistate e utilizzate grosse quantità di giochi pirotecnici più o meno pericolosi e legali.

I collaboratori del Centro Studi hanno approntato, oltre a una presentazione che verrà spiegata ai ragazzi durante gli incontri, anche un volantino informativo da consegnare alle loro famiglie che sensibilizzi relativamente alla sicurezza e al divieto imposto dalla legge sull’acquisto di materiale pirotecnico per i minori di 14 anni.

Durante gli incontri gli studenti verranno suddivisi in base all’età e le lezioni frontali vedranno alternarsi momenti didattici e di gioco, pensati e diversificati in funzione delle capacità di recepimento dei ragazzi affinché il messaggio venga compreso al meglio.

Tutti i componenti coinvolti nel progetto confidano nel successo di queste prime lezioni e nella loro estensione anche ad altre scuole e città per diffondere una corretta cultura dei giochi pirotecnici da utilizzare legalmente e in sicurezza.

“E’ un progetto di prevenzione che mira non solo a sottolineare gli ovvi pericoli derivanti da un utilizzo improprio dei giochi pirotecnici, ma anche a sensibilizzare, in particolar modo i genitori, sul corretto acquisto di questi materiali che molto spesso non sono conformi ai severi dettami di legge aumentandone notevolmente la pericolosità. – spiega l’assessore alla Pubblica Istruzione Gianbruno Panizzutti – Il “Centro Studi Ugo Cerletti” è una realtà che coniuga conoscenze tecniche e storia, e i due giovani collaboratori che seguiranno il progetto, Camilla e Nicola, due ragazzi pieni di entusiasmo che sapranno certamente coinvolgere al meglio i nostri ragazzi”.

PARLANO DI NOI:

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Ugo Cerletti e la spoletta a scoppio differito

Riproponiamo un bel articolo scritto da Walter Musizza e Giovanni De Donà  comparso sul Corriere delle Alpi, a riguardo dell’ invenzione di Ugo Cerletti.

 

Quella spoletta nata ad Auronzo

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Certo sorprende constatare che un medico possa essere inventore di morte, ma la Grande Guerra, tra tanti orrori, ebbe pure questa ineffabile capacità di mutare uomini e professioni.
E proprio questa fu la singolare avventura umana di Ugo Cerletti, nato a Conegliano nel 1877. Egli, prima di divenire famoso neuropsichiatra e legare il suo nome alla scoperta dell’elettroshock, fu volontario in una compagnia di Alpini, sempre attento ad ogni accorgimento atto a migliorare l’efficienza degli uomini e dei mezzi al fronte, tanto da essere noto anche come colui che fece adottare per la prima volta in Trentino la tuta mimetica ai soldati sulla neve.
Suo è un interessante memoriale, pubblicato postumo a Venezia nel 1977 (‘Scoppio differito, storia di una spoletta”, oggi ripubblicato da Gaspari di Udine con il titolo ‘Scoppio programmato”) in cui narra le proprie paradossali esperienze militari nel 1915-18, nelle quali il Cadore, e in particolare Auronzo hanno un peso e una rilevanza notevolissimi.
In circa 150 pagine, intense e spesso commoventi, questo medico imprestato all’esercito racconta come proprio in val Marzon e a Misurina, lavorando nell’ospedaletto da campo numero 42 e osservando nei prati e fra le rocce molte granate austriache di ogni calibro rimaste inesplose, si fosse chiesto come realizzare spolette a scoppio differito, in grado cioè di portare il terrore sul fronte e nelle retrovie nemiche deflagrando anche molto tempo dopo l’impatto col terreno.
Fu qui, sotto le Tre Cime, nelle lunghe ore di ozio invernale, che egli cominciò a ipotizzare i vari impieghi dei nuovi proiettili e soprattutto le possibilità di costruirli. In effetti realizzare un congegno ad orologeria, in grado di far scattare dopo 10 minuti o dopo più ore il percussore sulla capsula di accensione era un problema tutt’altro che semplice. Gli strappi causati dallo sparo e più ancora dal cozzo contro il bersaglio mettevano subito fuori gioco ogni ipotetico meccanismo.
Da buon medico egli pensò allora a sostanze organiche, per esempio a sostanze cornee da sciogliere in bromo, e poi all’ittiocolla e alla colla cervione, alla colloidina, usata per conservare i cervelli, tanto che si fece spedire ad Auronzo dalla Sicilia aculei di istrice per alcuni esperimenti.
Ecco allora che il tenente Cerletti cercò per tutta Auronzo i ‘crochets” per maglia, fatti appunto di celluloide, affine alla colloidina, al fine di portare avanti i suoi esperimenti, anche con vari incidenti di percorso, come per esempio un inopinato scoppio di stufa.
Poi si andò orientando sulla nitrocellulosa come ritegno di un percussore armato, essendo questa robustissima da secca ma facilmente solubile in acetone. Con questo sistema si poteva lanciare la granata sul nemico e aspettare che la nitrocellulosa venisse sciolta a poco a poco dall’acetone: quando ciò avveniva, il percussore, liberato, poteva scattare, costituendo la base prima di una spoletta a scoppio differito.
Dopo aver costruito alcuni prototipi in Cadore, il 24 gennaio 1917, Cerletti partiva in treno alla volta di Roma per affrontare l’esame dei severi ispettori dell’artiglieria e cominciava per lui un durissimo periodo, fatto di incomprensioni, ripicche e gelosie varie, in un ambiente ostile e malizioso. Poté comunque portare avanti i suoi esperimenti e giovarsi di laboratori sofisticati, perfezionando il meccanismo, in particolare per ciò che riguardava gli apparati di sicurezza.
Quando però la preparazione della spoletta era a buon punto intervenne il cedimento di Caporetto e il proliferare della ‘spagnola” che mise fuori gioco per molti giorni il nostro inventore. Le prime 100.000 spolette (definite ‘a corrosione mod. 46″) partirono finalmente in ottobre da Piacenza alla volta del fronte sul Piave, affidate al Generale Falcone. Erano i giorni spasmodici in cui si attendeva, di ora in ora, di lanciare l’attacco decisivo, rimandato solo per le piogge torrenziali in corso e per la piena del Piave. Fatto sta che in quelle ore convulse non si ebbe modo di utilizzare le nuove spolette e la guerra presto fini. Cerletti non riusci ad avere nemmeno la soddisfazione di un riconoscimento e fini col dedicarsi ben presto alle ricerche neurobiologiche, fino a divenire noto in tutto il mondo per l’invenzione dell’elettroshock, applicato per la prima volta all’uomo nel 1938.
Oggi questa terapia è molto criticata, ma allora si arrivò perfino a proporre Cerletti per il premio Nobel. Non ebbe questo onore il nostro medico geniale e, con agra ironia, si potrebbe dire che per due volte la fama non lo investi nemmeno a scoppio ritardato.
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Oplogia, origine e significati

Chi, incuriosito dalla parola Oplologìa,per conoscerne il significato decidesse di consultare un vocabolario, difficilmente riuscirebbe ad appagare la propria curiosità. Troverebbe opliti (dal greco οπλον, armatura), nome dei soldati greci di fanteria, armati alla pesante: con scudo, elmo, corazza, e schinieri per la difesa, lancia e spada corta a doppio taglio per l’offesa.220px-greek_hoplite

Ci sono fondamentalmente due versioni del termine Oplologia, derivate dalla recente diffusione del termine con modalità indipendenti in differenti angoli del globo.

Per l’ambito anglosassone la parola oplologia (hoplology) deriva dalla parola oplita (il guerriero greco armato pesantemente: ὁπλίτης, hoplitēs) ed è stata coniata da sir Richard Burton nel diciannovesimo secolo. Successivamente la parola si è affermata negli ‘60 del ventesimo secolo prendendo la forma di un vero e proprio campo di studio accademico sotto la guida di Donald mab_4_1Frederick Draeger, ufficiale nei Marine degli Stati Uniti, esperto praticante di arti marziali asiatiche e autore di numerosi libri dedicati allo studio delle arti marziali orientali (kenjutsu, jujustsu ecc…) e dei loro praticanti. Nella definizione data negli anni ‘70 l’oplologia è la scienza che studia i metodi di combattimento a tutti i livelli: basi, schemi, significato sociale ecc… Il fulcro dello studio oplologico non è quindi tanto nello studio delle armi, quanto in quello delle tecniche per usarle. L’oplologia col tempo è andata a integrarsi come necessario completamento di altre materie: antropologia, storia militare, psicologia applicata al combattimento… Attualmente l’Università del Kansas possiede uno dei principali dipartimenti dedicati agli studi oplologici degli Stati Uniti. TFR29D.gif

65x47drv In Italia la parola oplologia venne utilizzata ufficialmente nel ventesimo secolo per indicare lo studio delle armi e delle armature, più che gli stili di combattimento. La parola italiana infatti non deriva tanto da oplita (guerriero) quanto da hoplon (ὅπλον, l’armatura del fante greco, che per esteso indica anche l’intero corredo di armi che più correttamente andrebbe indicata come panoplia). Come spesso accade nei linguaggi tecnico-scientifici, si risponde alla necessità di esprimere nuovi concetti o denominare nuovi enti, creando neologismi tratti per derivazione o composizione da vocaboli già esistenti, anche se appartenenti ad altra lingua. Così gli appassionati per definire l’oggetto della loro passione hanno fuso le parole greche οπλον e λογοσ.

  • “Oplon” (οπλον) significa letteralmente “armatura”, ma più in generale è riferibile al corredo di armi dell’oplita. Altri termini, facenti parte a tutti gli effetti della nostra lingua, ricordano, con la loro radice, l’antico fante pesantemente armato: con oplocarìdei si indica un superordine di crostacei; oplitòdromi erano chiamati quegli atleti che eseguivano una corsa in pieno assetto di guerra, percorrendo due o quattro volte lo stadio; mentre con oplomachìa ci si riferisce ad un’antica gara greca corrispondente all’incirca alla moderna scherma.
  • Il “logos” (λογοσ)(dal greco légein: scegliere, enumerare, raccontare) ha fondamentalmente il senso di “calcolo” o “discorso”, similmente al latino ratio, oratio. Nella storia della lingua greca ha successivamente assunto svariate valenze quali: relazione, proporzione, misura, spiegazione, definizione, ragionamento, pensiero. In essenza, quindi, l’oplologo è colui che argomenta intorno alle armi (ma anche agli argomenti ad esse collaterali), con il fare certamente rigoroso e scientifico che l’etimologia gli prescrive, ma senza rinunciare a quel coinvolgimento emotivo (oplofilia) che le forti passioni solamente sanno dare.

Si definisce oplologia lo studio delle armi e/o della tecnica dell’uso delle armi e/o delle armature. In linea di massima, per estensione, quando, si parla di oplologìa, ci si riferisce alle diverse aree del mondo storico militare.