Pillole da Bombardieri 7° Puntata ” I Bombardieri alla conquista di Gorizia 1916”— prima parte

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Bombarda da 240 pronta a entrare in azione

Quando a fine di giugno il Gen. Cadorna rilevò che la continuazione della nostra controffensiva sugli Altipiani si sarebbe risolta in un inutile logorio delle nostre forze, dispose che gran parte delle Unità raccolte nella pianura vicentina riprendessero alla spicciolata la via dell’Isonzo e nel contempo preavvisò la Scuola di Susegana di allestire rapidamente il maggiore numero di batterie di bombarde da 240 per dirigerle a tempo debito nella zona della 3ª Armata.

Per l’offensiva da svolgersi dal Sabotino al mare il Comando Supremo aveva assegnato alla 3ª Armata 76 batterie di bombarde, così ripartite: 40 batterie al VI Corpo d’Armata; 20 al XI; 7 al XIII e 9 al VII: un complesso di 768 armi dei calibri da 50 A, da 58 A, da 58 B e da 240.

Di tutta la massa di bombarde preventivata per l’offensiva, nella zona della 3ª Armata si trovavano però soltanto 39 batterie: occorrevano quindi oltre 37 batterie che il Comando Supremo richiese a talune grandi Unità, e cioè:

6 batterie. da 240 alla 5 Armata

Tot. 6 batterie.

al XXVI C. d’Arm. 10 batterie. da 240 11 batterie. da 58 Tot. 21 batterie.

al XXIV C. d’Arm. 3 batterie, da 240 7 batterie. da 58 Tot. 10 batterie.

Totali 19 batterie, da 240 18 batterie. da 58 Tot. 37 batterie.

Il movimento delle predette unità verso l’Isonzo, iniziato il 27 luglio, ebbe termine il 5 agosto.

Qui di seguito sarà riassunta la parte svolta dai bombardieri, e, più particolarmente, dai Comandanti di Raggruppamento e di Gruppo, e dai personali delle batterie che si trovavano già schierate lungo il fronte della 3 Armata.

Fin dalla prima decade di luglio, all’insaputa del nemico lungo il basso Isonzo erano stati ripresi attivamente i lavori di postazione per le nuove batterie assegnate, ed i bombardieri già schierati sulle linee dell’Armata svolsero una magnifica attività preparando piazzuole, osservatorii, riservette per bombe, linee di comunicazione ecc.

Tale periodo fu caratterizzato da due fasi ben distinte:

  • nella prima fase, per una parte fu eseguito lo studio dell’organizzazione difensiva austriaca, con particolare riferimento al numero, alla natura ed al carattere delle difese passive, di quelle attive e del loro eventuale armamento; d’altro lato venne studiato e concretato il piano dei lavori da eseguirsi in relazione allo schieramento dei differenti calibri da impiegare nella seconda fase.

Furono attuati i lavori delle postazioni il trasporto delle munizioni per preparare in tempo i depositi

di bombe assegnate alle singole postazioni, e la messa in efficienza delle batterie nuove arrivate.

La prima fase, delicata e laboriosa, fu di competenza dei Comandanti di Raggruppamento, coadiuvati dai Comandanti di Gruppo: essa ebbe per oggetto una serie di ricognizioni eseguite per lo studio particolareggiato delle linee nemiche per il riconoscimento degli obbiettivi, e per la determinazione delle zone da assegnarsi a ciascun Gruppo.

  • I lavori della seconda fase, come sarà detto in seguito, interessarono in modo essenziale gli ufficiali ed il personale di truppa che vi furono addetti: naturalmente in questo periodo conclusivo gli studi e le investigazioni sulle posizioni nemiche non cessarono.

Il tratto di fronte austriaco che interessò gli studi, le ricognizioni e l’attuazione dei lavori dei bombardieri nell’offensiva dell’agosto 1916 comprendeva la testa di ponte di Gorizia e la zona Carsica periferica.

La testa di ponte di Gorizia era compresa nella regione situata sulla destra dell’Isonzo, fra il Sabotino e il terreno ad ovest di S. Andrea, ed era formata da due pilastri:

il Monte Sabotino a nord e il Monte Podgora a sud, raccordati da una cortina collinosa sviluppantesi fra la testata di Val Peumica e il Grafenberg. Era difesa dal XVI Corpo d’Armata austro-ungarico.

Fronteggiava le linee austriache il VI Corpo d’Armata italiano, schierato dal Monte Sabotino alla piana di Lucinico (Villa Fausta), le cui Divisioni di prima schiera risultavano allineate nel seguente ordine di successione:

45° Divisione: nella zona del Sabotino, da quota 507 fino al torrente Peumica (Casa Abete);

24° Divisione: a sud della precedente, a cavallo dell’abitato di S. Floriano, dal torrente Peumica (escluso) fino a quota 121, a occidente di Peuma;

  1. Divisione: nella zona di Grafenberg, da quota 121 a quota 240 del Podgora:

12ª Divisione: nella zona del Podgora, da quota 240 a Villa Fausta sull’Isonzo;

In seconda schiera il Corpo d’Armata disponeva delle Divisioni 43° e 47°.

La zona periferica Carsica comprendeva una fascia profonda circa 10 chilometri; si distendeva dal Vipacco al mare, ed era difesa dal VII Corpo d’Armata austro-ungarico.

Di fronte a detta zona si allineavano 3 Corpi d’Armata italiani nell’ordine seguente:

XI Corpo d’Armata: dallo sfociamento del Vipacco nell’Isonzo alla linea Castelvecchio-Castelnuovo. Era composto di 2 Divisioni: la 22ª a nord e la 21ª a sud, che si saldavano al parallelo Gradisca-Sdrausina-Bosco Ferro di Cavallo;

XIII Corpo d’Armata: comprendeva 2 Reggimenti di fanteria distesi fra Castelnuovo e Polazzo, nonché la 31 Divisione che raggiungeva la linea Soleschiano-Sei Busi;

VII Corpo d’Armata: era schierato nel settore da M. Sei Bust al mare, e comprendeva: ln 16 Divisione distesa da M. Sei Bust a quota 61(nord di Monfalcone); e la 14ª Divisione che prolungava la linea

da quota 61 (esclusa) al mare.

Postazioni austriache sulla cresta del Monte Sabotino

La Riserva d’Armata era costituita dai Corpi d’Armata VIII e XXVI.

In merito all’impiego delle bombarde nella imminente offensiva, il Comando del VI Corpo d’Armata, in data 27 luglio, aveva emanato le seguenti disposizioni:

I Comandanti di Divisione fisseranno in modo preciso ed assoluto al Comandanti di raggruppamento i tratti nei quali deve essere prodotto il varco nelle difese nemiche; detti Comandanti stabiliranno poi quali batterie debbano concorrere all’apertura di ogni singolo varco, e quindi preciseranno sul terreno

alla loro volta ai Gruppi ed alle batterie i limiti entro i quali deve essere aperto il varco.

Insisto su questo punto perchè sia a tutti ben noto che non ammetterò alcun equivoco al riguardo.

Il munizionamento delle bombarde da 240 sarà di 60 a 70 colpi per bombarda.

Data la cadenza di 8 colpi all’ora per bombarda, ha quindi il munizionamento per 8 ore di fuoco.

Il munizionamento delle bombarde da 58 sarà di 70 a 90 colpi per arma.

Occorrerà prefissare per le batterie da 210 gli altri obbiettivi che debbono essere battuti una volta ottenuta l’apertura dei varchi, tenendo presente la poca precisione di tali bocche da fuoco e la vasta azione delle bombarde.

Le batterie di bombarde leggere e pesanti, appena avvenuta l’irruzione delle fanterie debbono senza esitazione essere spinte avanti per guarnire nuove posizioni.

 

Nella prima decade di luglio, dai Comandanti di Raggruppamento e di Gruppo bombarde schierati sul fronte della 3 Armata era stata iniziata una serie di ricognizioni intese ad approfondire la conoscenza dell’organizzazione difensiva austriaca, a valutarne la capacità di resistenza ed a scoprire i mezzi reattivi onde avere tutti gli elementi necessari per concretare lo schieramento delle bombarde, per assegnare i calibri meglio adatti agli obiettivi da distruggere, e per definire i lavori delle postazioni da preparare.

Dopo la prima metà di luglio gli studi fatti sulla organizzazione della testa di ponte di Gorizia e lungo la zona periferica carsica furono riassunti in Memorie sintetiche

Ecco alcuni dati relativi all’organizzazione difensiva della testa di ponte di Gorizia e della regione periferica Carsica:

«i trinceramenti scavati a protezione di Gorizia, e che costituivano la testa di ponte, seguivano uno sviluppo lineare partendo dalla sponda destra dell’Isonzo – sotto quota 572 del Sabotino – distendendosi fino all’altezza dell’abitato di S. Andrea, I capisaldi della difesa comprendevano: la regione del Sabotino alto e basso; la regione di Oslavia, compresa fra quota 188 a sud di Madonnina, e quota 121 la regione di Peuma a cavallo al Vallone dell’Acqua, partente da quota 121 fino al caposaldo di quota 157 (Grafenberg); la regione del Podgora e del Calvarlo, alla quale si allacciava la parte pianeggiante prospicente all’abitato di Lucinico.

Il tratto di trincea austriaca scavato lungo le pendici orientali del Sabotino, raggiunta la quota 572 – il Dentino – scavalcava la cresta e seguiva la direzione nord-est sud-ovest; dopo formato un saliente a quota 299, di fronte alla posizione di Massi Rocciosi, assumeva direzione meridiana fino a C. Abete.

La linea aveva carattere di continuità ed era preceduta da un ordine di Cavalli di Frisia. La quota 572 era stata rafforzata da un muro a secco dietro il quale si notavano elementi di gallerie e di caverne. Il complesso veniva denominato «Fortino Alto ».

Anche il saliente di quota 299 era stato rafforzato con muretti a secco, e la posizione era denominata «Fortino basso ». Dal Fortino Alto partiva un camminamento in funzione di linea di arroccamento, e andava a collegarsi al Siepone, camminamento mascherato che lambiva le pendici del M. Sabotino e si prolungava fino a Villa Vasi. Detto camminamento nel suo percorso aveva tre rami che andavano a raccordarsi alla trincea di prima linea, a quote differenti:

il primo ramo era denominato Camminamento Alto, e si inseriva nella trincea avanzata a quota 475; il secondo ramo si inseriva nella linea a quota 450, ed era detto Camminamento medio, mentre poi il terzo ramo, chiamato Camminamento basso, sboccava nella linea avanzata a quota 400. Postazioni per lanciabombe e per armi automatiche erano state preparate in abbondanza, ed i rifornimenti sul Sabotino venivano effettuati mediante teleferiche che dal Fortino Alto erano distese lungo le pendici orientali del monte, arrestandosi sulla sponda destra dell’Isonzo.

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Effetti dello scoppio di una bombarda italiana sulle postazioni austriache

La linea di difesa sopradescritta era fronteggiata dalle truppe della 45ª Divisione italiana.

Dopo C. Abete la trincea austriaca proseguiva con andamento meridiano fino a raggiungere la quota 188 di Oslavia, formando intorno ad essa un vero caposaldo difensivo; poscia seguiva le pendici del terreno collinoso passando per quota 133 fino a quota 121. Molte caverne, postazioni e bocche di gallerie si notavano nella regione di quota 188, ed i Cavalli di Frisia che precedevano la trincea si presentavano assai solidi. Ad oriente di tale linea gli austriaci avevano rafforzata l’altura del Dosso di Bosniaco, dal quale partiva una trincea alta, parallela a quella bassa, alla quale andava poi a raccordarsi a sud di quota 121, Numerose postazioni per lanciabombe, per armi automatiche e aperture di caverne venivano rilevate. Fronteggiavano questo tratto di linea austriaca le truppe della 24ª Divisione italiana.

Dopo quota 121 la linea trincerata austriaca ridiventava semplice, sempre preceduta da solidi reticolati; e, dopo aver segnato un sensibile rientrante a cavallo al Vallone dell’Acqua, raggiungeva quota 157 (Cava), allargandosi poscia verso occidente in un ampio saliente attorno all’abitato di Grafenberg, e terminando con il caposaldo del Naso del Podgora. L’estremità del saliente del Grafenberg era denominata il Fortino, in ragione dei lavori che vi erano stati fatti: si notavano postazioni per armi automatiche e per lanciabombe, e molte aperture di gallerie e di caverne.

Tutta questa zona prendeva nome dal centro abitato di Peuma, che gli austriaci difesero valorosamente opponendo resistenze che venivano favorite dal terreno, cosparso di elementi di sorpresa. A rendere difficoltosa l’avanzata in tale Settore, sul fondo del Vallone dell’Acqua I Cavalli di Frisia erano stati

ammassati in abbondanza.

Fronteggiava questo settore l’11 Divisione italiana.

Completava la testa di ponte di Gorizia il sistema difensivo che dal Naso del Podgora, per Cappella Diruta e quota 186, raggiungeva la linea ferroviaria Gorizia-Cormons; dopo di che un triplice ordine di trinceramenti a sud della ferrovia, fra questa e la sponda destra dell’Insozo, formava un saliente a ventaglio assai robusto.

A partire da Casa Diruta la linea difensiva diventava doppia fino alla linea ferroviaria; la posizione del Castello del Podgora era stata potentemente organizzata, il trinceramento alto comprendeva molte postazioni per lanciabombe e per bombarde di medio e di grosso calibro.

Nella zona periferica Carsica il margine occidentale dell’altopiano aveva per cintura avanzata una trincea a tratto continuo partente dalla sponda sinistra del Vipacco fino a S. Giovanni di Duino. Il trinceramento era protetto sul davanti da tratti di Cavalli di Frisia alternati da siepi di reticolati di ferro spinato. Di fronte a Peteàno, per una lunghezza di circa 500 metri, lungo il Costone Viola, era stata scavata una seconda trincea; l’altura di Boschini era protetta da elementi staccati, e, qualche chilometro più ad oriente, a partire dalla sponda sinistra del Vipacco, si staccava un’altra linea rafforzata entro la quale restavano circuite le quattro Cime del S. Michele.

Anche davanti a S. Martino del Carso la linea marginale era stata rafforzata da un duplice ordine di trincee; a sud di S. Martino si staccava una linea continua di trinceramenti che per Marcottini-Doberdò passava a occidente del M. Dèbeli, ai piedi del quale tale linea andava ad innestarsi alla linea marginale.

La linea marginale presentava importanti rientranti, fra cui quello di S. Martino del Carso, protetto da trincea profonda, preceduta da una siepe di reticolato di ferro e da un duplice ordine di Cavalli di Frisia. Lungo questo tratto di linea erano state rilevate molte postazioni per armi automatiche, per lanciabombe e per cannoncini. Da Vermegliano a quota 61, ad est di S. Polo, la linea non presentava alcunché di particolare, ma nel tratto successivo, invece, sulle pendici del M. Cosich, si rilevavano postazioni per lanciabombe e per artiglierie leggere, Caratteristiche complesse si rilevavano anche

nel tratto compreso tra i piedi del Debeli e la ferrovia Gorizia-Trieste. Era questo uno dei Settori più sensibili del fronte nemico: postazioni per artiglierie di medio e grosso calibro, per armi automatiche e per lanciabombe erano state preparate con larghezza di previsioni: notizie raccolte da prigionieri

di guerra concordavano nell’affermare che ad Oriente dell’Hermada, scaglionate fino alla Punta di Duino, erano schierate numerose artiglierie per la difesa della Regione di Lisert. I dati contenuti nello specchio allegato completano le notizie raccolte.

 

Man mano che i ricoveri per le munizioni acquistavano consistenza e capacità per allogarvi le bombe, se ne iniziò il trasporto sulle linee, effettuandolo di notte. Ogni sera, quindi, ad ora prefissata, l’arrivo delle munizioni dove condizioni di strada e di distanza dalla linea nemica permettevano ai veicoli di spingersi fino alle riservette – era reso noto dal pulsare dei motori degli autocarri. Quando le linee dei combattenti erano troppo ravvicinate, e quando mancò ogni possibilità di far avanzare gli autocarri verso le postazioni, i veicoli furono arrestati a distanza, e il trasporto delle bombe dovette essere effettuato a spalla d’uomo.

Il trasporto delle bombe da 58 non presentava difficoltà:

ogni bombardiere se ne caricava una sulle spalle, e la fila dei portatori si snodava silenziosa sotto la vigilanza di ufficiali e di graduati; il trasporto delle bombe da 240 richiese, invece, sempre particolari modalità a causa del loro peso. Per ognuna di tali bombe occorreva l’opera di due portatori; i quali, muniti di un bastone e di corda formata a laccio, sospendevano la bomba al bastone le cui estremità venivano ad appoggiarsi sulle spalle dei portatori. Quando le condizioni atmosferiche si man-

tenevano buone, il movimento riuscì abbastanza spedito, se pure gravoso; ma talvolta al caldo soffocante del giorno seguirono serate buie tormentate da improvvise precipitazioni atmosferiche; ed in tal caso violenti acquazzoni, flagellando il viso ed il corpo dei portatori, resero il movimento penoso ed estenuante. Fra la mota che appesantiva le scarpe, ed i rigagnoli di acqua che inzuppavano vestiti e biancheria penetrando per il collo, la forza e la buona volontà dei bravi e forti bombardieri furono messe a dura prova. La terra e il grasso delle bombe impastate dall’acqua e dal sudore abbondante, si trasformavano in una sostanza appiccicaticcia che alterava le sembianze umane, accelerando il consumo del vestiario ed il logoramento delle energie fisiche dei soldati.

Non mancarono neppure le notti in cui alla benignità delle condizioni atmosferiche fecero da contrapposto improvvise e violente reazioni austriache. Talvolta le misure prudenziali per sfuggire alla vigilanza nemica non furono sufficienti a scongiurare sorprese, e ciò perché qualche involontaria imprudenza telefonica aveva concorso a provocarla. Allora in mezzo all’oscurità, rotta dai lampi prodotti dallo scoppio di proietti, non mancarono episodi drammatici che avrebbero potuto avere sviluppi imprevisti. Invece il senso della disciplina e dello spirito di Corpo, e l’autorevole parola dell’ufficiale presente fecero risolvere in motti sarcastici qualche minaccia incombente; e anche quando si verificarono perdite negli uomini, dal sacrificio del compagno caduto ogni bombardiere trasse incitamento a raddoppiare i propri sforzi e a desiderare prossimo il giorno della prova per ripagare il nemico del sangue fatto versare, così come dimostrarono sempre di saperlo fare i bombardieri.

Questa vita tormentosa e sfibrante si protrasse intensamente per una ventina di giorni: costruzione di osservatori, preparazione di linee di collegamento, armamento delle postazioni formarono il complesso delle attività conclusive alla preparazione della grande battaglia.

Un movimento intenso caratterizzò le prime giornate di agosto; il caldo soffocante di quei giorni, anziché appesantire il ritmo del lavoro e renderlo più lento, parve invece accrescere

la forza e la volontà di ufficiali e di gregari. Sulle postazioni delle bombarde, al pari di quanto si sentiva lungo le linee dei fanti, si attendeva con impazienza il giorno della prova, e tutti erano animati da una fede sicura nella vittoria alla quale avrebbe in larga misura contribuito il fuoco della nuova e potente artiglieria da trincea.

L’attacco che il Comandante della 3° Armata intendeva portare contro le linee austriache dal Sabotino al mare doveva essere sferrato il mattino del 6 agosto con due azioni simultanee con un’azione secondaria. Le due azioni principali, dovevano essere dirette: una contro il Sabotino e l’altra contro il Podgora; l’azione secondaria avrebbe dovuto svolgersi contro la cortina che raccorda i due capisaldi ora detti.

Volendo operare di sorpresa, era stato disposto che:

  1. a) nella mattinata del 4 agosto truppe del VII Corpo d’Armata attaccassero le linee austriache ad oriente di Monfalcone, proseguendo poi l’azione per tutta la giornata successiva;
  2. b) il mattino del 6 agosto, contemporaneamente all’inizio dell’offensiva contro la testa di ponte di Gorizia, I’XI Corpo d’Armata attaccasse le linee del S. Michele per richiamare su di sè il massimo delle forze

nemiche;

  1. c) nella stessa giornata l’artigliere del XIII Corpo d’Armata svolgessero intensa azione di fuoco a vantaggio dei due Corpi d’Armata laterali.

Per rendere più agevole la riuscita dell’offensiva, il Comando Supremo dispose inoltre che nella giornata del 6 agosto le artiglierie del II e del IV Corpo sviluppassero una vigorosa azione di fuoco collo scopo d’ingannare l’avversario sul vero punto di attacco e renderlo incerto nello spostamento delle riserve.

Per quanto ha tratto con l’impiego delle bombarde, appena terminate le ricognizioni sul dispositivo nemico, i Comandanti di raggruppamento e di gruppo furono convenuti presso i rispettivi Comandi di Divisione di fanteria per studiare e definire lo schieramento da far assumere ai reparti bombardieri. L’ordine di battaglia assunto dai bombardieri la sera del 5 agosto viene riportato dallo specchio che segue.

La determinazione degli obbiettivi lungo il fronte da attaccare dalle truppe del VI Corpo fu concretata dividendo tutto il Settore in nove zone d’irruzione attraverso le quali dovevano poi passare le ondate di attacco. Dette Zone furono ripartite fra le Divisioni dipendenti.

Alla 45 Divisione furono assegnate le seguenti:

I Zona: sul versante del Sabotino verso l’Isonzo,

II Zona: alto Sabotino,

III Zona: medio Sabotino.

Nella I Zona d’irruzione per l’apertura del varchi avrebbe dovuto agire una Compagnia, servendosi di tubi esplosivi, essendo stato escluso per questa Zona l’impiego di bombarde, Il mattino del 6 il  col.. Badoglio, che comandava la colonna d’attacco di sinistra, chiese ed ottenne l’autorizzazione di non iniziare subito l’azione.

Nella II Zona il varco da aprirsi doveva avere un’ampiezza di circa 200 metri, e rimanere compreso fra il camminamento alto ed il camminamento medio del Sabotino; l’apertura doveva avere origine ad una decina di metri a monte del camminamento alto.

Nella III Zona il varco doveva essere aperto a monte del Fortino Basso, e cioè dal valloncello intermedio alle due Zone (incluso) fino a quota 310 inclusa, per una estensione di 200 metri circa: operato un tale varco si doveva tendere ad allargarlo.

All’apertura del varco nella II Zona fu destinato il XXII Gruppo bombarde composto dalle batterie 31 ª e 111 ª da 240, e 32 ª da 58 A, le quali presero posizione, nell’ordine di successione trascritto, ad occidente di quota 513, e precisamente tra detta quota e quota 325.

L’azione di distruzione degli ostacoli e dell’apertura dei varchi nella III Zona venne affidata alle batterie del X Gruppo, schierate fra quote 325, 254 e 239, nel seguente ordine: 45 ª batteria da 240; 33 ª, 59 ª e 85 ª da 58 A; e 34 ª da 58 B.

Nel Settore di attacco della 24 Divisione erano comprese le Zone IV e V (quota 188 e quota 165, rispettivamente a nordest ed a sud-est dell’abitato di Oslavia), che furono assegnate rispettivamente all’XI ed al XII Gruppo bombarde. Le batterie dell’XI Gruppo (67 ª da 240; 36 ª, 76 ª e 93 ª da 58 A; e 37 ª da 58 B) si schierarono tra Val Peumica, La Madonnina, il Lenzuolo Bianco e quota 115: il compito ad esse affidato consisteva nel l’aprire un varco di circa 150 metri di estensione nelle difese di quota 188.

Le batterie del XII Gruppo (77 ª e 82 ª da 240; 39 ª e 100 ª da 58A; e 40 ª da 58 B) furono schierate lungo il Vallone dell’Acqua, tra quota 115 e quota 112. Col loro fuoco si dovevano sfondare le difese a ovest di Oslavia ed aprire la via all’ondata diretta su Peuma, e successivamente all’Isonzo.

Nel Settore di attacco dell’11ª Divisione erano comprese le Zone d’irruzione VI e VII (Peuma-quota 160-Vallone dell’Acqua-Grafenberg-quota 157-Fortino-quota 206). Le due Zone si saldavano a cavallo al Vallone dell’Acqua e per ciò gli austriaci avevano provveduto a difendere tale punto di sutura collocando due ordini di Cavalli di Frisia preceduti da una siepe di filo spinato. Obbiettivi essenziali: il saliente a occidente di Peuma e la linea difensiva tra quota 157 e 206 del Grafenberg.

Alla distruzione delle difese del saliente di Peuma fu destinato il VII Gruppo, che schierò le proprie batterie da quota 122 (a nord del Vallone dell’Acqua) alla testata del Valloncello Groina, nell’ordine di successione seguente:

9ª batteria da 58 A:

2 ª da 50 A; 23 ª e 112 ª da 240.

Alla distruzione della linea del Grafenberg fu destinato il XXVIII Gruppo, le cui batterie (117 ª da 58 A; 47 ª e 78 ª da 240; 22 ª e 74ª da 58 A; 21 ª da 58 B, e 4ª da 58 A) furono schierate dal valloncello Groina fino a quota 200, di fronte al Naso del Fortino.

Nel Settore di attacco della 12 Divisione erano comprese le Zone d’incursione VIII (quota 240 del M. Podgora) e IX (quota 184 del M. Calvario e il Castello del Podgora). La Divisione disponeva di 2 Gruppi bombarde: il I e il XXV. Le batterie del I Gruppo (107 ª e 71 ª da 240; 108 ª da 58 A; 1 ª e 3 ª da 58 A; e 97 ª  da 58 A) assunsero uno schieramento a scaglioni fra quota 206 quota 85; quelle del XXV Gruppo (7 ª, 106 ª e 104 ª da 240; 99 ª e 110 ª da 58 A) furono schierate ad arco di cerchio, da quota 85 fino alla sponda destra dell’Isonzo, di fronte all’abitato di S. Andrea. Le batterie da 240 risultarono a nord della linea ferroviaria Cormons-Gorizia, quelle di piccolo calibro furono postate a est di Lucinico, a sud della linea ferrata. Obbiettivi essenziali dovevano essere: Cappella Diruta; Castello di Podgora e Naso di Prevano Lucinico.

Contro la linea marginale carsica i Gruppi di bombarde assunsero il seguente schieramento:

XI Corpo d’Armata:

– la 22ª Divisione aveva per obbiettivi il Costone Viola Alto e le quattro Cime del S. Michele (che gli austriaci avevano solidamente organizzati a difesa).

Essa disponeva di 2 Gruppi di bombarde: II IV ed il VI (complessivamente 13 batterie), che furono schierati partendo dalla parte sud della linea ferroviaria Rubbia-Sagrado fino alla regione di Bosco Ferro di Cavallo. L’ordine di successione, cominciando da nord, risultò il seguente:

per le batterie del IV Gruppo:13 ª e 12 ª da 240; 12ª da 58 A; 2 ª e 122 ª da 58 B; 5 ª da 58 A e 115 ª da 58 A;

seguivano le batterie del VI Gruppo nell’ordine: 20 ª da 240; 19 ª da 58 A: 18 ª da 58 B; 73 ª da 58 A; 113 ª da 240; e 114 ª da 58 A.

Il tratto di linea austriaca fronteggiato dalla nostra 21ª Divisione si presentava piuttosto complesso di fronte a S. Martino del Carso e nel saliente che si protendeva verso il Bosco Cappuccio: da detta località fino a quota 144 la linea trincerata non offriva grandi difficoltà. La Divisione disponeva del II Gruppo bombarde, le cui batterie assunsero il seguente schieramento, disponendosi a scaglioni: 1/2 della 46 ª batteria da 240: 70 ª e 72 ª da 58 A: 7 ª e 121 ª da 58 B; altra ½ della 46 ª batteria da 240: da 58 A: 110 ª da 58 A.

Gli obbiettivi delle bombarde dovevano essere i trinceramenti che circuivano S. Martino, il cimitero omonimo e il tratto di linea trincerata estendentesi a cavallo al parallelo passante per Castelnuovo.

XIII Corpo d’Armata: il tratto di fronte austriaco fronteggiato dal XIII Corpo era stato diviso in Settore di sinistra ed in Settore della 31ª Divisione:

– il Settore di sinistra aveva limitato sviluppo, ed il Comando di esso disponeva del XIV Gruppo bombarde (batterie 16 ª e 17 ª da 58 A, e 87 ª da 58 B), il quale la sera del 2 agosto aveva ricevuto 6 bombarde da 240, che furono ripartite fra le Batterie 16 ª e 17 ª. Siccome la 87 ª batteria, d’ordine superiore fu tenuta in riserva a Saliceto (e non partecipò alla battaglia del 6 agosto), lo schieramento del XIV Gruppo alla sera del 5 risultò il seguente: 3 armi da 240 nella dolina Piras; 4 armi da 58 A nella dolina Berardi, e altre 4 armi da 58 A nella dolina Frasche; 3 armi da 240 furono postate nella dolina Aceti; 4 armi da 58 A nella dolina Saechi; e altre 4 armi da 58 A furono allogate nella dolina Lanciabombe.

Obbiettivi assegnati al Gruppo: trincee Nuove Celle; trincee dei Morti; ridottino dei Morti; saliente di quota 164; e la trincea Nuove Frasche.

Il Settore della 31 Divisione, compreso fra la strada Polazzo-Marcottini e il parallelo M. Sei Busi-Doberdò, disponeva del V Gruppo bombarde, composto delle batterie 15ª da 58 A, 14 ª, 95 ª e 142 ª da 58 B: obbiettivi: i trinceramenti antistanti alle nostre posizioni.

VII Corpo d’Armata:

– il fronte di schieramento era ripartito fra le Divisioni 16ª a nord e 14ª a sud. Ciascuna Divisione disponeva di 1 Gruppo: il VIII Gruppo alla 16ª Divisione composto delle batterie 25 ª e 26 ª da 58 A e 27ª da 58 B; il XXXV Gruppo alla 14ª Divisione, composto delle batterie: 24ª e 38² da 240, 10ª, 58, 69 ª e 120 ª da 58 B. Obbiettivo dell’VIII Gruppo il tratto di linea nemica di fronte a Ronchi: obbiettivo del XXXV Gruppo le pendici del M. Dèbeli, le quote 121 e 85 fino a Mandria seconda.

6 Agosto 1916, 100 anni fa, la conquista del Monte Sabotino da parte anche  della Brigata Lupi di Toscana | 78lupiditoscana
Le direttrici di attacco delle fanterie italiane per la conquista del Sabotino

Verificatori per armi MOd. 91-91/38-91/41; pistola a rotazione mod. 89; pistola mod. 34; moschetti automatici mod. 38/A; mod. 38/A-44; fucile mitragliatore Breda mod. 30; mitragliatrice Breda mod. 37; mitragliatrice Breda mod.38; mortaio d’assalto Brixia mod 35

Durante l’eterno lavoro di sistemazione e catalogazione del nostro archivio cartaceo ci siamo imbattuti in questa interessante Circolare sulle strumentazioni di controllo degli armamenti e abbiamo deciso di condividerla.

Pillole da Bombardieri 6° Puntata ” Il Raggruppamento Carnia”

 

Nel piano generale delle operazioni della guerra contro l’Austria, predisposto dal Generale Cadorna, alle truppe della Zona Carnia era stato assegnato il compito di:

«assicurare il collegamento tra la frontiera del Friuli e la frontiera Tirolese; e, nella eventualità di dover cedere terreno, prima di ripiegare sulle prelati Carniche, dovevano opporre tenace resistenza sulla linea Monte Peralba – Monte Crostis – Monte Paularo – Monte Silinchiet – Zuc del Boon e, difendendo le alti valli Dogna, Raccolana e Resia; dovevano saldarsi con la 2a Armata a Monte Maggiore».

(Cadorna L., gen., La guerra alla fronte italiana, Vol. I°)

All’entrata in guerra dell’Italia le truppe del XII Corpo d’Armata che operavano sul fronte della Carnia procedettero rapidamente all’occupazione di buona parte dei «Paesi» di confine, ma molto presto la loro attività fu paralizzata dall’atteggiamento aggressivo assunto dalle truppe austriache, particolarmente nella regione di Monte Croce; e nel prosieguo della guerra le forze italiane dovettero sostenere una lotta vigorosa per contenere e respingere una serie di tentativi austriaci diretti ad aprirsi un passaggio attraverso le valli del But, del Chiarsò e del Fella giudicate fin dal tempo di pace come tante porte principali d’invasione del nostro Paese.

Nella Zona Carnia era stato assegnato dal 1 giugno 1916, il 12° Raggruppamento formato da tre Gruppi composti di quattro batterie ciascuno aventi armamento pluricalibro.

Queste prime batterie di bombarde furono di largo concorso nelle azioni svoltesi lungo il crinale alpino della regione.

Il nuovo ordinamento del Corpo dei Bombardieri, di cui alla Circolare 29 dicembre 1916 del Comando Supremo (di cui parleremo nella prossima puntata), comportò lo scioglimento di tutte le batterie bombarde armate con materiale da 58 B, e portò alla formazione di Raggruppamenti organici formati da Sezioni costituite da tre di queste armi.

Pertanto il Raggruppamento della Zona Carnia, pur conservando la precedente numerazione, divenne una grossa Unità monocalibro, a cui lo stato di staticità dalla regione Carnica, le condizioni di lotta imposte dalle particolari caratteristiche del terreno, ed i compiti assegnati alle truppe qui dislocate, conferirono una fisionomia alquanto diversa dai Raggruppamenti bombardieri assegnati alle altre Grandi Unità dell’Esercito.

Il Comando di Raggruppamento prese stanza a Caneva di Tolmezzo; le 26 sezioni che lo formavano vennero ripartite lungo tutta la fronte Carnica; e cioè 4 in Val Degano, 10 in Val But, 3 in Val Chiarsò, 2 in Valle Aupa, 2 in Val Fella, 4 in Val Dogna e 1 in Val Raccolana, rimanendo nella quasi totalità schierate sulle linee delle fanterie, alcune in posizioni tali da poter battere tempestivamente gli accessi alle posizioni delle nostre fanterie, ed una, la 161a, rimase postata a Forcella Bieliga, alcune centinaia di metri davanti alla linea di trincee italiane, isolata su un costone impervio per poter aver azione sugli accessi a quella importante altura; e perciò fu l’unica sezione che andò poi travolta e perduta all’inizio dell’offensiva austro-tedesca dell’ottobre 1917 senza che se ne potesse avere in alcun modo notizie sulla sua sorte.

Il compito per la maggior parte delle Sezioni, fu offensivo: potevano esplicare azioni di fuoco sulle linee austriache le Sezioni 165a, 145a, 143a, 144a, 146a, 147a, 148a, 149a, 150a, 155a, 162a, 163a, 153a e 154a, mentre le rimanenti limitavano la propria azione di fuoco alla difesa degli accessi, alle linee tenute dalle nostre fanterie: alla 144a ed alla 147a sezione, oltre al proprio armamento comune alle altre Sezioni, fu distribuito un Gruppetto di cinque bombarde da 50 Ansaldo per meglio assolvere il proprio compito.

Furono particolarmente attive la 165a sezione di Monte Chiadenis, la 143a sulla Zellenkofel, la 144a, 146a, 147a, 148a, 149a, 150a, 155a e 162a sulle posizioni di Pal Grande e di Pal Piccolo, e la 163a su Monte Questalta.

 

Sebbene lo spirito che animava in precedenza i bombardieri della Zona Carnia fosse quello degli altri compagni di Specialità che lottavano sugli altri fronti di guerra, la stabilità dei reparti sulle stesse posizioni per alcuni mesi, e l’azione ininterrotta direttiva e coordinatrice di un solo Comandante portarono subito ad una maggiore precisazione dei compiti e consentirono ai giovani comandanti di sezione di studiare e di perfezionare sempre meglio la conoscenza delle possibilità d’impiego delle proprie armi nelle più svariate contingenze del combattimento. Così che le postazioni delle armi ebbero una sistemazione completa; il personale e le munizioni e tutto quanto aveva attinenza alla vita di guerra delle sezioni furono oggetto di studi.

In Carnia gli avvenimenti militari non ebbero (e non potevano avere), sviluppo in grande stile.

 La situazione per i gruppi bombardieri rimase stabile fino alla ritirata del 1917.

     

( graffite presente su una postazione di bombarde, tenuta dalla 164 sezione su costone Eynards, Val Degano)

Pillole da Bombardieri 5° Puntata ” La spedizione punitiva e la partecipazione dei bombardieri”

Nell’aprile del 1916 il Comando Supremo aveva assegnato alla 1a armata due raggruppamenti di bombarde, ciascuno su 12 batterie.

Nel momento in cui gli austriaci sferravano l’offensiva sugli Altipiani, la Scuola di Susegana aveva mobilitato circa una sessantina di batterie, di cui soltanto trentaquattro in efficienza completa (sei batterie da 50 Ansaldo, dieci da 240, sei da 58 A e dodici da 58 B).

A metà maggio la quasi totalità dei reparti bombardieri inviati al fronte gravitava verso lo scacchiere isontino.

La sera del 14 maggio la situazione delle bombarde sul fronte dalla 1a armata era il seguente:

Comando 5° Raggruppamento (col. Graziani) a Thiene presso il comando del V Corpo d’Armata:

35a Divisione: XV Gruppo (Capit. Cilento) ai Roccioni di Costa d’Agra, con le seguenti batterie:

48a da 240 a Cima Campiluzzi,

49a da 240 a Monte Milegna quota 1604,

50a da 240 a Malga Molon,

79a da 240 in marcia da Piovene (in armamento);

15a Divisione: XIV Gruppo (Capit. Vergano) a Thiene con le seguenti batterie:

45a da 240 a Piovene (in armamento),

46a da 58 A a Piovene (in armamento),

47a da 58 B a Piovene (in armamento),

78a da 58 B a Rocchette (in armamento);

37a Divisione: XIV Gruppo (Capit. Barberis) con le batterie 51°, 52°, 53°, 54° i cui personali erano ai lavori così ripartiti:

100 uomini a Talpina,

50 uomini a Santa Cecilia,

100 uomini a Brentonico,

120 uomini a Coni Zugna.

Il mattino del 13 maggio la Scuola aveva notificato al Comando del 5° raggruppamento la partenza di altre batterie da Susegana per il Trentino.

Data tale situazione, al primo urto nemico, per ineluttabili necessità del momento i bombardieri furono forzatamente sorpresi dagli  avvenimenti, e anche le batterie sopraggiunte nei giorni successivi all’inizio dell’offensiva, ebbero un impiego confuso, e non poteva essere diversamente, ciò nonostante di fronte al pericolo, le prime prove fatte dal nuovo Corpo furono sì sanguinose, ma superbe e gloriose.

Nella giornata del 18 maggio la 48° batteria, comandata dal ten. Muratori, da Cima Campiluzzi, unitamente a truppe di fanteria, contrattacca alla baionetta le posizioni di Costa d’Agra, e nell’azione perde circa un terzo dei suoi effettivi. La 49° batteria , ten. Vanno, lotta aspramente a M. Maronia, a M. Campiluzzi e poi a Laghi, e perde circa metà degli effettivi presenti.

In tale contingenza si distinse il comandante del Gruppo, capit. Cilento, decorato poi di medaglia di bronzo al valor militare perché col suo fermo ed esemplare contegno otteneva dai propri dipendenti efficace contributo alla difesa di importanti posizioni impiegandoli come fucilieri.

(Dall’opuscolo «L’opera svolta dalle batterie del 5° Raggruppamento bombardieri negli anni di guerra 1916-1917», Col. Ludovico Graziani, Comandante di Raggruppamento)

L’impeto la celerità e la forza numerica dell’attacco ottengono quivi (a Costa d’Agra, tenuta da un Battaglione del 69° fanteria) più rapidi progressi. Superata la linea delle vedette e sorpresi in parte i plotoni di prima linea nelle caverne semidistrutta dal bombardamento, alcuni reparti vengono catturati. Costa d’Agra cade in mano del nemico nonostante l’energica difesa opposta da due Compagnie del genio (46° zappatori e 17° minatori). Ma cogli avanzi di queste truppe, di un’altra Compagnia del 69° fanteria e della 48° batteria bombardieri si riannoda un poco più indietro una nuova difesa a cavallo della Forcella Campiluzzi. E così passa la notte in attesa di rinforzi.

(da «l’armata del Trentino», Gen. Schiarini)

In quanto alla parte svolta dal XIV Gruppo, è noto che nell’attesa dell’arrivo dell’armamento delle dipendenti batterie, il Comandante del Gruppo, nei giorni precedenti all’offensiva nemica aveva eseguito faticose ricognizioni coi comandanti di reparto per la ricerca delle posizioni da occupare con le armi. La sera del 12 maggio il personale delle batterie 45° e 47° aveva infatti ricevuto l’ordine di raggiungere Malga Fratelle per eseguire i lavori delle postazioni da preparare al limite occidentale del Bosco Varagna, presso il posto del comando di Gruppo a circa due chilometri dal costone di Marcai. Ma gli eventi precipitano: iniziatasi l’offensiva anche alla testata di Val d’Assa, le batterie 45° e 47°, non essendo ancora in efficienza, ricevono dal Comandante del Settore l’ordine di ripiegamento.

E’ da rilevare che in tale frangente il personale delle batterie del XIV Gruppo non subisce passivamente la situazione: 120 uomini della 46° e 78°, armati di Vetterli, ricevono l’ordine di occupare alcune trincee per proteggere Baitle: il rimanente personale è adibito al trasporto di feriti, anche di altre Armi. Il Comando di Gruppo col carreggio delle batterie si trasferisce a Ghertele, dove trovasi il Comando della 34° Divisione, e si mette a disposizione di tale Comando. Il giorno 22 il personale delle batterie si riunisce nei pressi di Asiago. D’ordine superiore, togliendo 60 bombardieri da ciascuna delle batterie, si forma un nucleo di 240 uomini armati di Vetterli, che viene mandato a M. Erio a disposizione del Comando di quella zona. Il nucleo di bombardieri è rigorosamente inquadrato e ne prende il comando il Comandante di Gruppo. Ma gli eventi precipitano; ed il reparto di bombardieri-fucilieri, giunto all’imbocco del ponte sull’Asse, presso Roana, è fermato dal gen. Murari-Brà che fra un’ora farà saltare il ponte, precludendo così ai bombardieri ogni possibilità di ritorno. Abbandonato il progetto della difesa di M. Erio, il Comando della Divisione ordina al Gruppo di ripiegare su Sasso e poi su Thiene, donde il giorno 29 esso intraprende le marce di trasferimento su Selve di Treviso per il riordinamento delle batterie.

Le batterie del XIV Gruppo non compiono nessuna azione a fuoco, ma le vicende dolorose di quei giorni, gli spostamenti confusi compiuti sotto le offese dell’artiglieria nemica, che sferzava da tutte le parti, la vista di spettacoli deprimenti in mezzo alla successione di ordini e contrordini, tutto ciò può bastare per mettere alla prova lo stato di nervi di ufficiali e truppa, ma soprattutto per sperimentare la coesione spirituale di questi valorosi bombardieri che pagano il primo tributo alla Patria con una decina di feriti. Il Comandante di Gruppo capit. Vergano, è decorato di medaglia di bronzo al valor militare per il contegno tenuto in quei giorni.

Non meno drammatica è la parte assolta dal XXIV Gruppo che, partito dalla scuola il 24 maggio, giunge ad Ala il giorno 26. Il capit. Silicani, comandante del Gruppo, precedendo le batterie coi rispettivi comandanti, si reca a compiere ricognizioni a Passo Buole.

Dopo effettuati lavori sommari, le batterie raggiungono il Passo, e tra il 2 e il 3 giugno sono in efficienza. Questo Gruppo diventa, per qualche tempo, il cacciatore notturno: durante il giorno le batterie tacciono, ma di notte lanciano bombe per salve di batteria: sono venti, trenta bombe che cadono contemporaneamente sul ripido versante di Vallarsa per colpire truppe in movimento e per rendere penoso agli austriaci il servizio dei rifornimenti. Allo schianto degli scoppi di ogni salva si accompagna il rotolamento di massi rocciosi nelle due vallette sottostanti, lungo le cui pendici si sa che vi si trovano aggrappati alcuni battaglioni del 3° Reggimento tirolese.

Dal basso salgono frattanto urli strazianti di colpiti, lamenti di agonizzanti, rantoli di morenti. Di giorno si fanno studi sul terreno e si preparano sorprese: durante la notte si svolge un programma di reazioni violente. Dopo aver ricercato il posto di Comando della prima linea nemica, lo si scopre sotto un enorme roccione sporgente lungo il versante di Vallarsa. Si studia allora e si trova la posizione adatta per portarvi una bombarda da 58 A. Una sera, per sorpresa, la bombarda apre il fuoco, e la settima bomba lanciata cade nel segno. Un fuggi fuggi generale si irradia dal posto colpito; molti nemici sono sferzati e colpiti da violenti raffiche di mitragliatrici. La manovra viene ripetuta la sera successiva con gli stessi risultati, ed alla luce del giorno è possibile rilevare lo scempio umano fatto sulla posizione nemica: una vera carneficina. Gli austriaci ripiegano dopo aver subito perdite gravissime: il merito di tale arretramento nemico viene riconosciuto ai bombardieri del XXIV Gruppo.

 

Anche per l’occupazione del forte Mattassone è ancora una bombarda che prepara l’azione. Una notte, dopo aver studiato il terreno e le possibilità che se ne possono trarre, a mezzo di corde si cala una bombarda su un rocciose sottostante dal quale è possibile far cadere bombe sull’opera avversaria, che è ancora tenuta da un piccolo presidio austriaco. Una discreta dotazione di bombe e un piccolo reparto d’assalto sono calati a mezzo di corde: al mattino appena spunta l’alba, la bombarda tace: si dà l’assalto, ed il presidio nemico si arrende senza colpo ferire.

Nel frattempo va anche ricordato che con le truppe che il Comando Supremo invia a rincalzo delle Unità provate in oltre quindici giorni di lotta, accorrono anche Gruppi di batterie bombarde.

Sul Pasubio è inviato il XXXI Gruppo con le Batterie 121°, 122°, 123° e 124°: si occupano posizioni appena abbozzate, che l’artiglieria austriaca martella inesorabilmente con grossi e medi calibri, sconvolgendo postazioni, rovinando bocche da fuoco e provocando incendi e scoppi di riservette e di depositi di bombe. Cosicchè nella controffensiva da noi sferrata a metà giugno, parecchie batterie di bombardieri partecipano alle operazioni di guerra e subiscono perdite non trascurabili nel personale, e danni notevoli nel materiale.

Durante lo stesso periodo la lotta si riaccende anche in Vall’Astico, e nella regione di Velo le batterie del XXI Gruppo (67°, 68°, 69° e 84°), sparate tutte le bombe, e non potendo avere immediato rifornimento, formano plotoni di bombardieri-fanti inquadrati da ufficiali della Specialità; e armati di fucile e muniti di bombe a mano partecipano a episodi gloriosi. Anche a M. Spil i bombardieri della 20° batteria, come già a M. Giove quelli della 119°, meritano elogi vivissimi dai Comandi di fanteria per l’efficace concorso dato dalla Specialità non soltanto col fuoco delle bombarde, ma con l’intervento diretto nelle azioni di urto e nella lotta corpo a corpo.

Pillole da Bombardieri 4° Puntata ” Continuano ad nascere nuovi Bombardieri”

Da maggio ad agosto 1916 la Scuola di Susegana fu impegnata nel periodo più intendo e poderoso di tutta la sua esistenza.

Vennero ridotte le durate del addestramento a sole due o tre settimane, giusto il tempo per capire che armi si stavano utilizzando, c’era infatti una enorme necessita di questa specialità sul fronte carsico, e nella zona del Tentino dove stava avvenendo la Spedizione Punitiva austriaca.

Il 24 magio partirono da Susegana il XXIV Gruppo (Capitano Silicani) con le batterie 92°-93°-94°; il XXV Gruppo (Capitano Pollone) con le batterie 95°-96°-97°-98° e il XXVI Gruppo (Capitano Vitelli) con le batterie 99°-100°-101°-102°.

Nella giornata del 27 maggio partirono i Comandi di Gruppo

  • XXVII (Cap. Bernocco)
  • XXVIII (Capitano Forfori)
  • XIX (Capitano Cisotti)

Partirono inoltre a fine maggio altre 13 batterie, di rincalzo a vari reparti già dislocati sul fronte, numerate dalla 103° alle 115°

Ai primi di giugno vennero mobilitati 5 nuovi Comandi di Raggruppamento:

  • 8° Colonello Carlesimo
  • 9° Colonello Serina
  • 10° Colonello Amenduni
  • 11° Tenente Colonello Cocozza (proveniente dall’11 Raggruppamento)
  • 12° Colonello Scaranò

Il 1 giugno 1916 parti dalla scuola di Susegana la 116 batteria; il 3 giugno il Comando del XXX Gruppo (Capitano Basso) con le batterie 117°-118°-119°-120°; l’11 giugno il XXXI Gruppo (Capitano Conestabile Della Staffa) con le batterie 121°-122°-123° e 124° con destinazione la zona del Trentino.

Il 14 giugno parti il XXXII Gruppo (Capitano Profumi) con le batterie 125°-126°-127°-128°; il 22 giugno al termine dell’addestramento alla scuola venne messo in zona di attesa il neo-costituito XXXIII Gruppo (Tenente Colonello Montù) con le batterie 129°-130°-131°-132°, al termine del periodo di attesa svolto ad Arcade(TV), il Tenente Colonello Montù fu assegnato al) Raggruppamento e subentrò al comando del Gruppo il Capitano Gobbi.

Il 25 giugno parti il Comando del XXXIV Gruppo (Maggiore Bernocco, già comandante del XXVII Gruppo, li sostituito dal Capitano Pavari) con le batterie 133°-134°-135°-136°, le quali andarono a rinforzare i Gruppi XXXIII, XVII e XIII.

Parti dalla Scuola l’8 luglio 1916 il comando del XXXV Gruppo (Capitano Siciliani)  con le batterie 137°-138°-139°-140°-142°; il 10 luglio il XXXVI Gruppo (Capitano Riva) con le batterie 141°-143°-144° e il giorno 1 il XXXVII Gruppo (Capitano Scalese) con le batterie 149°-150°-151°-152°.

Partirono dalla scuola nel mese di agosto altre 12 batterie numerate da 153° a 164 non inquadrate in nessun gruppo.

Si era cosi riusciti a raggiungere e superare l’ordine del comando supremo sugli obbiettivi di formazione della scuola.

La specialità bombardieri ad agosto 1916 era formata da 12 Comandi di Raggruppamento, 38 Comandi di Gruppo e 164 Batterie di bombarde.

Pillole da Bombardieri 3° Puntata ” I primi Bombardieri”

Prima che iniziasse ad affluire il personale assegnato dal Ministero della Guerra, la Scuola di Susegana riuscì, con l’utilizzo del personale estratto a sorte fra le batterie d’artiglieria e con il personale volontario a creare, il 23 febbraio 1916 le prime 4 batterie di bombardieri, le quali furono equipaggiate con il materiale da 50 Ansaldo e inviate sul fronte della Terza Armata.

Queste batterie presero rispettivamente la numerazione da 1 a 4 e costituirono il primo Gruppo Bombardieri al cui comando venne posto il Capitano Ferdinando Pagliazzi.

Tutto quello che riguarda i reparti lanciabombe non costituiti presso la Scuola di Susegana venne data la numerazione da 200 a 220 mentre quelli organicamente costituiti presso ai reggimenti di fanterie non fu assegnata nessuna numerazione.

Il Secondo Gruppo formato dalle batterie 5 – 6 e 7 parti il 28 febbraio diretto alla Terza Armata, anche queste unità vennero equipaggiate sempre con materiale da 50 Ansaldo.

Ogni batteria Ansaldo da 50 era composta da 5 Ufficiali, 125 uomini di truppa, 12 bombarde, 33 cavalli,  1 carro a quattro ruote, 13 carrette piccole a due ruote.

Dopo un periodo di attesa, successivo al termine dell’addestramento presso la scuola anche il Terzo Gruppo (con le batterie 8 – 9 e 10 comandato dal Capitano Camillo  Battistoni) e il Quarto Gruppo (con le batterie 11 – 12 – 13 comandato dal Capitano Gino Squilloni) raggiunsero la Terza Armata ai primi di marzo.

Con la 5 battaglia dell’Isonzo ci fu il primo impiego della specialità bombardieri addestrata a Susegana, il 9 marzo 1916 una sezione di bombarde della 6° batteria venne travolta da un contrattacco austriaco che obbligo i serventi ad abbandonare le armi, ma grazie al coraggio del comandante della batteria queste vennero presto riconquistate dai serventi a son di bombe a mano e fucilate, ricominciando il fuoco sulle linee nemiche che per la prima volta vennero sconvolte dalla nuova arma.

AI primi di aprile anche il quinto gruppo comandato dal Capitano Gandini e formato dalle batterie 14 -15 e 16 raggiunse la zona della Terza Armata.

Con i primi tre gruppi bombarde venne costituito il 1° Raggruppamento Bombardieri con sede a Cormons e con i 4 gruppi successivi il 2° Raggruppamento che fu destinato nel settore del XI Corpo d’Armata sulle posizioni del San Michele.

Ma come avveniva l’invio al fronte dal punto di vista logistico amministrativo?

La scuola formava ed addestrava le batterie, venivano assegnati gli armamenti disponibili e le inquadrava formando i gruppi provvisori, inviandoli nei pressi della zona d’Armata.

I Gruppi rimanevano alla dipendenza disciplinare del comandante più anziano fra i comandanti delle batterie formanti il gruppo, il quale manteneva comunque il comando della sua batteria.

I rapporti fra ed autorità superiori in questo momento, venivano gestiti dal comandante provvisorio del gruppo.

I gruppi provvisori, dislocati nella stessa Zona d’Armata, passavano alle dipendenze di Tenenti Colonnelli anziani dell’Arma di Artiglieria designati dal Comando Superiore in qualità di Comandanti di Raggruppamento.

I comandi d’Armata assegnavano i Gruppi Provvisori ai Corpi d’Armata.

La costituzione dei Gruppi Tattici avveniva al momento di dover impiegare masse di bombarde in operazioni offensive, quindi avveniva:

  1. a) che gli elementi o batterie che passavano a formare i Gruppi Tattici appartenevano lo stesso Corpo d’Armata, ed allora la loro costituzione definitiva rimaneva di competenza dei comandi di Raggruppamento Bombarde.
  2. b) che gli elementi si trovano dislocati in settori di Corpi d’Armata differenti, ed allora la formazione dei gruppi tattici rimaneva di competenza dei comandi d’Artiglieria d’Armata.

La formazione dei Gruppi Tattici rispondeva a criteri d’impiego differenti da situazioni e condizioni a seconda di obbiettivi e terreni.

La formazione dei GruppiTattici dava quindi atto a un rimescolamento delle unità bombardieri presenti in un determinato settore del fronte, così facendo venivano spostate batterie da un gruppo o addirittura da un raggruppamento ad un altro.

Continuando con la cronistoria dell’invio al fronte dei reparti bombardieri; il 23 marzo 1916 il VI° Gruppo (comandato dal Capitano Ezio Bondetti) con le batterie 17 – 18 – 19 e 20 parti per la zona di attesa e il 6 aprile raggiunse la 3° armata.

Il 28 marzo parti per la zona di attesa anche il VII° Gruppo (Capitano Biego) con le batterie 21 – 22 e 23 ed arrivo alla fronte della Terza Armata il 7 aprile 1916.

In quel periodo, alcuni del 3° Gruppo, furono inviati nella ragione del Pasubio in quanto armati di bombarde di piccolo calibro comodo in regione montana.

Il VIII Gruppo (Capitano Luigi Savarino Corti) con le batterie 24 – 25 – 26 e 27; il IX Gruppo (Capitano Tusini) con le batterie 28 – 29 e 30° e il X° Gruppo con le batterie 31 – 32 – 33 e 34 andarono in zona di attesa tra il 1 e l’8 di aprile.

Sempre in quel periodo, venne istituito nella regione del Montello, un poligono di tiro in cui i bombardieri al termine dell’addestramento potevano allenarsi in esercitazioni di marcia, istruzioni di presa posizione ed esercizi di tiro contro bersagli che riproducevano gli elementi e situazioni di guerra impiegando munizionamento da guerra.

Il XI° gruppo (Capitano Castellani) con le batterie 35 – 36 – 37 e 39 lasciò la scuola il 15 aprile seguito il giorno 20 dal Comando del XII° gruppo (Capitano Rigoni) incaricato di inquadrare sotto di sé, batterie staccate dai propri gruppi provvisori per esigenze tattiche.

Nella stessa giornata parti il XIII° Gruppo (Capitano Filippo Flaiani) con le batterie 38 – 40- 41 e 42; il 26 aprile il XIV° Gruppo (Capitano Giuseppe Vergano) con le batterie 43 – 44 – 45 e 46; il 27 aprile parte il XV° Gruppo (Capitano Cilento) con le batterie 47 – 48 – 49 e 50; il 29 aprile con direzione Ala (Tn) il XVI° Gruppo (Capitano Barberis) con le batterie 51 – 52 –  53 e 54 e sempre lo stesso giorno parti per Edolo (Br) il XVII° Gruppo (Capitano Santoro) con le batterie 55 – 56 – 57.

Con un ritmo incredibile, il 4 maggio partono per la zona di attesa il XVIII° Gruppo (Capitano Agatti) con le batterie 58 – 59 e 60 che successivamente verrà inviato in zona di operazioni della 1° Armata e il XIX° Gruppo (Capitano Matteini) con le batterie 61 – 62 e 63.

Durante la formazione di tutti questi gruppi, la Scuola di Susegana mobilitò altri 5 Comandi di Raggruppamento:

  • Il 3° Comandato dal Tenente Colonnello Baldi
  • Il 4° comandato dal Tenente Colonnello Cocozza;
  • Il 5° comandato dal Colonnello Lodovico Graziani;
  • Il 6° comandato dal Colonnello Flotteron
  • Il 7° comandato dal Colonnello Gazzini

Questi comandi inquadrarono sotto di loro i Gruppi Bombarde presenti nelle zone d’Armata di rispettiva competenza o aspettarono in zona di attesa il completamento del ciclo addestrativo dei gruppi bombarde a loro assegnati e poi andarono al fronte.

Il 20 maggio lasciarono la scuola: il XX° Gruppo (Capitano Edoardo Niutta) con le batterie 65 – 66 mentre la 64 era già in zona di attesa da inizio mese; il XXI° Gruppo (Capitano Vannini) con le batterie 67 – 68 e 69 questi ultimi due gruppi furono inviati alle dipendenze della 4 Armata.

Nel frattempo furono necessari alcuni invii alla fronte di gruppi bombarde per rinforzare le truppe li presenti e perciò vennero addestrate e inviate: la 70 a Chiopris a rinforzo del II° Gruppo; la 71 a Manzano al III° Gruppo; la 73 a Grauglio al VI° Gruppo; la 74 a San Giorgio di Nogaro.

Alla data del 10 maggio 1916 la scuola era riuscita in una impresa miracolosa; la creazione di 7 Comandi di Raggruppamento, 21 Comandi di Gruppo e 74 Batterie di bombarde.

Purtroppo il ritmo di formazione del personale era troppo veloce rispetto a quanto l’industria bellica nazionale potesse riuscire a fare.

Gli ordini richiesti dal Comando Supremo era di 660 bombarde da 58° – 650 da 58B – 475 da 240, per un totale di 1785 bombarde.

Alla data del 30 aprile 1916 la scuola di Susegana avrebbe dovuto ricevere 310 bombarde da 58 B –  90 da 58 A e 143 da 240.

Arrivarono solamente 222 bombarde da 58 B – 186 da 58 A e 40 da 240.

Pillole da Bombardieri 2° Puntata ”I Bombardieri su Monte Pasubio settembre-ottobre 1916″

Al termine dell’ offensiva austriaca che aveva portato la nostra prima linea sull’Altipiano del Pasubio, Il Comando Supremo decise di eseguire in questo settore una offensiva con lo scopo di alleggerire le nostre posizioni abbastanza precarie.

L’attacco a fondo doveva essere portato sul Pasubio e diretto contro quota 220 (Il Dente Austriaco); contemporaneamente due attacchi secondari dovevano svolgersi uno in vallarsa con obbiettivi il forte Pozzacchio, Monte Spil e Monte Corno; il secondo in Val Posina contro Cima Grama e il Corno del Coston.

I particolare era necessario dare respiro alle nostre linee spingendole innanzi almeno fino alla linea Roite-Buse di Bisorte-Sogli Bianchi.

L’utilizzo di bombarde doveva avvenire in maniera massiccia entro settori limitati.

Per l’occasione vennero  destinate al V corpo d’armata 5 batterie di bombarde da 240 fatte affluire dalla Scuola di Susegana, e vennero rifornite e riassettate quelle già presenti in linea.

L’inizio dell’offensiva era stato prefissato per i primi di settembre, quindi dal 18 agosto alla prima settimana di settembre, i bombardieri ebbero solamente una ventina di giorni per conoscere il territorio, preparar delle posizioni, i depositi munizioni e posizionare le armi.

Alla 44° Divisione furono assegnate 6 batterie di bombarde da 240 (16°, 51°, 52°, 54°, 133°, 134°) per un totale di 34 armi; 2 batterie da 58°A (35° e 174°) con un totale di 14 bombarde.

La sera  per l‘attacco del 6 settembre 1916 tutte le armi erano in posizione cosi dislocate:

Settore Val Posina-Pasubio:

  • 4 bombarde da 240 erano posizionate dietro quota 2144 di Cori del Pasubio;
  • Altre 28 bombarde da 240 erano allineate dietro la dorsale che da quota 2200 (Dente Italiano)
  • 10 armi da 58 A furono posizionate dietro i roccioni dal Soglio dell’Incudine fino alla Lora

Gli obbiettivi di queste armi erano i reticolati e i trinceramenti delle posizioni austriache dell’ Alpe di Cosmagnon.

Settore Vallarsa:

  • 4 bombarde da 58 A e 2 da 240 fra i roccioni di quota 1765 di Monte Corno, con obbiettivo le linee austriache a sud di quota 1810
  • 2 Bombarde da 240 in localita Val Morbida, con obbiettivo i reticolati e la strada di servizio del forte Pozzacchio.

Per via delle pessime condizioni atmosferiche, l’offensiva fu rimandata al mattino del giorno 10, ma le forze austriache, forse venute a conosocenza della possibile offensiva italiana, compirono una puntata offensiva la mattina del giorno 7, occupando per qualche ora alcune posizioni italiane della zona del monte Corno e Monte Spil.

Il giorno 10 ha inizio l’offensiva, fu dato il via prima nella regione del Pozzacchio.

Le due batterie da 240 di Val Morbida, in collaborazione con alcune artiglierie di medio calibro, riescono ad aprire un varco alla colonna di fanteria di sinistra, con le quali avanzano due sezioni di lanciatorpedini Bettica, m l’avanzata viene fermata dopo la conquista della prima linea austriaca.

La colonna che aveva il compito di conquistare la dorsale M Spil e M Corno trova i reticolati intatti e non riesce ad avanzare.

Alle 9,15 ha inizio il bombardamento contro le linee del Cosmagnon, ma il fuoco fu sospeso per il sopraggiungere della nebbia che impediva di osservare gli effetti del tiro.

Alle 12.30 nonostante la nebbia, fu ripreso il fuoco fino alle 14.30 , ma non potendo osservare l’arrivo dei colpito il tiro fu praticamente inutile.

Le truppe italiane avanzarono e conquistarono le posizioni di quota 1985 e 2200 trovando tutti i reticolati intatti, il fuoco di sbarramento austriaco impedì qualsiasi altra avanzata.

In pratica, per le bombarde questa piccola offensiva fu un fallimento, non avendo potuto concorrere nella distruzione dei reticolati( compito principale dell arma).

A meta del mese di settembre furono analizzate le cause del fallimento, imputandolo, oltre che al sopraggiungere della nebbia anche alle poche bombarde presenti in zona di operazione.

Fu per questo che il giorno 16 arrivarono 2 nuove batterie da 240 ( 12 armi in totale, 76° e 118°) che furono immediatamente posizionate in linea.

Il comando della 1° Armata ordinava per la successiva operazione:

 “… prescrivo in modo assoluto che l’obbiettivo per le batterie di bombarde sia una zona sola e di ampiezza proporzionata al numero di colpi disponibili. L’ampiezza della zona risulterà dal calcolo del numero dei colpi occorrenti per distruggere completamente le difese avversarie. Tale zona preferibilmente dovrà essere quella che comprende quota 2200 austriaca, cioè il saliente della posizione nemica; saliente che, una volta sfondato, compromette la resistenza delle due ali della posizione avversaria.”

Si capisce l’enorme importanza dell’impiego delle bombarde nelle tecniche di guerra di trincea italiana.

Lo schieramento di bombarde in questa seconda e nuova offensiva comprendeva 10 batterie di cui 8 da 240 e 2 da 58 A .

L’obbiettivo principale dell azione verteva sulla conquista di quota 220, furono quindi aggiunte 4 bombarde da 240 alle 28 già in posizione nella precedente offensiva.

Alle 4 bombarde da 240 posizionate in precedenza per l’attacco contro quota 2059 ne furono aggiunte altre 6 per un totale di 10.

Furono rimosse dalla zona della Lora e di Cogolo Alto le 10 bombarde da 58 A precedentemente dislocate per posizionarle contro la quota 2043.

All’alba del 9 ottobre le condizioni meteorologiche erano perfette e alle ore 7 precise le bombarde e l’ artiglieria iniziarono il fuoco di preparazione che duro fino alle 8.45, poi ci fu una pausa di mezzora e alle 9.15 il fuoco riprese fino alle 15.30 ora in cui le fanterie andarono all’attacco.

Le artiglierie austriache disperdono il loro tiro su tutte le posizioni possibili, i reticolati non esistono più e le fanterie conquistano facilmente quota 2043, i bombardieri allungano il tiro delle loro armi comprendo l’avanzata degli alpini e dei bersaglieri.

Prima dell’imbrunire l’artiglieria austriaca concentra il proprio fuoco sulle colonne italiane bloccandone l avanzata, la lotta corpo a corpo continua tutta la notte e al mattino le posizioni di quota 1985 e del Panettone sono conquistate nonostante i contrattacchi avversari.

L’effetto delle bombarde fu questa volta determinante per l’avanzata italiana, tanto che anche gli austriaci nella loro relazione ufficiale della battaglia cosi scrivevano:

 “…ad un vivo fuoco di artiglieria e di bombarde, che batte l’8 ottobre fin dall’alba le posizioni dei reggimenti di Kaiserjager 1° e 2°, segue il giorno 9 un fuoco a massa di artiglierie di medio e piccolo calibro. Le posizioni non aprofrondite ancora abbastanza nelle rocce, in massima friabili, e i reticolati furono sconvolti dall’uragano di fuoco…..”

L’azione riprende il mattino del giorno 10 e prosegue per tutto l’11 e il 12 di ottobre definendo la nuova line del fronte su Passo degli Alberghetti-versante orientale del Dente austriaco(quota 2200- Panettone(quota 1985)-cintura meridionale dell’Alpe di Cosmagnon-Sogi- quota 1770.

Ci fù una sosta di qualche giorno per risistemare i depositi di munizioni e le postazioni danneggiate dalla battaglia,  le quattro bombarde da 240 ( 2 della 16° e 2 della 54° batteria) venero fatte avanzare ad est del Dente Austriaco.

Con il tiro di queste armi furono sconvolti nella giornata del 17 ottobre i reticolati posizionati innanzi quota 2200 che fu conquistata e successivamente persa per un contrattacco austriaco.

I giorni 18 19 vedevano ancora gli scontri continuare su tutte le posizioni.

Il 20 ottobre dopo le ultime scaramucce il fronte si stabilizza sulle nuove posizioni conquistate, è il momento di tirare le somme di questi 2 mesi di battaglia.

In totale nelle due azioni offensive furono sparate 980 munizioni per bombarde di piccolo calibro (58 A) e 2040 munizioni per bombarde da 240.

Furono presenti sul fronte 600 bombardieri e 40 ufficiali

Le perdite materiali ammontarono a 6 bombarde da 58 A e 10 da 240.

Le perdite umane della specialità bombardieri, nel settore del Pasubio furono di 2 ufficiali morti e 4 feriti, 23 soldati di truppa morti  e 32 feriti.

Un numero di perdite relativamente basso, rispetto al tritacarne che era il carso, durante lo stesso periodo le perdite di bombardieri su quel settore furono di 35 ufficiali morti 68 feriti, 407 soldati di truppa morti e 2320 feriti e 10 dispersi.

Pillole da Bombardieri 1° Puntata ” L’attacco austriaco con i gas sul San Michele”

Nell’immaginario collettivo quando si parla di attacco con i gas durante la prima guerra mondiale tutti pensano a quanto avvenuto Sul monte San Michele nel 1916.

Non tutti sanno che anche la Specialità Bombardieri ha subito quell’attacco, questa la loro storia…

 

Il mattino del 29 giugno 1916, nella speranza di alleggerire la pressione che gli italiani esercitavano particolarmente contro le linee nemiche del carso, gli austriaci sferrano il primo attacco con i gas asfissianti nel settore del San Michele e di San Martino su un fronte di circa 1500 metri.

Nella zona interessata si trovavano ben 12 batterie di bombardieri.

Dato l’allarme, le truppe investite dai gas subiscono subito perdite gravissime, immediatamente si corre ai ripari, chi lancia qualche bombarda per cercare di difender le posizioni, chi scappa in preda al panico creato dal gas, e chi, purtroppo, perde la vita soffocato.

In particolare si distinguono due fratelli entrambi bombardieri, Aurelio e Quintino Mollica i quali, durante l’attacco, rimangono alle proprie posizioni dirigendo il fuoco della loro arma fino all’ arrivo della fanteria di rincalzo.

Qui la motivazione delle due medaglie di bronzo:

 

Le perdite subite dai raggruppamenti bombardieri nell’ immediatezza dell’attacco sono riassunte, nella tabella riportata qui sotto, purtroppo non sono note le morti avvenute nei giorni a seguire per effetto delle esalazioni dei gas venefici.

 

 

La storia dei Bombardieri del Re

COMANDO SUPREMO

Ordinamento e Mobilitazione

  1. 10.695                                                                                            15 gennaio 1916

OGGETTO: Personale per reparti bombardieri.

… Il personale richiesto verrà tosto inviato alla Scuola bombardieri, stanziata nella località “Le Mandre” presso la stazione di Susegana.

 

Con questa circolare iniziava la storia della Scuola Bombardieri di Susegana.

Il 2 gennaio 1916 giunsero a Susegana 27 Ufficiali e 362 militari di truppa, che costituirono il primo nucleo di personale permanente della struttura; intorno al quale andò completandosi l’organico della Scuola.

Inizialmente, in attesa che la struttura di Susegana (TV) iniziasse a prendere autonomia amministrativa, la scuola fu alle dipendenze del 30° Deposito di artiglieria da campagna, il quale a sua volta era posto alle dipendenze del Comando Corpo d’Armata di Verona.

La posizione delle Mandre fu scelta in quanto aveva la fortuna di trovarsi in posizione strategica rispetto all’arco formato dal fronte ed inoltre era ben fornita dalla ferrovia Treviso – Conegliano.

Ma vi è di più: la zona prescelta, oltre che a disporre in larga misura di alloggiamenti e locali da potersi adibire a differenti usi, consentiva la preparazione di adatti campi di tiro per le varie esperienze e per l’esercitazione e addestramento del personale, magazzini per il ricovero degli attrezzi o di nuovi prefabbricati per il personale.

 

IL PRIMO NUCLEO DELLA SCUOLA BOMBARDIERI

Il primo ordinamento della scuola Bombardieri era così composto:

1 comando (composto da 1 comandante, 1 aiutante maggiore, 2 o più ufficiali medici) avente alle sue dipendenze:

  1. a) 1 ufficio d’istruzione, tiri ed esperienze (composto da 1 Capitano, vari istruttori a seconda delle esigenze e 1 ufficiale al poligono);
  2. b) 1 ufficio materiali (composto da 1 capitano, 2 ufficiali addetti, 1 ufficiale tecnico Direttore del Laboratorio);
  3. c) 1 compagnia permanente (1 capitano, 3 o più ufficiali subalterni);
  4. d) 1 ufficio amministrazione (1 capitano e 1 o più ufficiali di amministrazione).

 

 

Nell’intento di condivisione da parte di questo Centro Studi “Ugo CERLETTI” forniamo l’elenco dei componenti la struttura destinata alla costituzione della scuola di Susegana:

COMANDO – Maggiore di artiglieria Enrico MALTESE, S.Ten. d’artiglieria Ruggero FINZI, S.Ten. Medico  Paolo VALENTE e  S.Ten. medico Vittorio MIGNANI.

UFFICIO ISTRUZIONI, TIRI ed ESPERIENZE – Capitano d’artiglieria SILVIO TOSATO, S.Ten d’artiglieria Guido BONETTI.

ISTRUTTORI – S.Ten. d’artiglieria: Giuseppe CALZAVARA –  Aldo SFERA – Eugenio GIOVANARDI – Giovanni ANTONINO –  Nini CRESCENTINO – Pietro GREMIGNI – Mario BARZOTTI – Luigi CORSI – Luigi VACCARO – Aldo FUMELLI – Petronio MACCAFERRI.

UFFICIO MATERIALI S.Ten. d’artiglieria: Ugo GEMMA – Raimondo SPIGA – Arnaldo VISCHI.

COMPAGNIA PERMANENTE S.Ten. d’artiglieria: Edoardo LAVAGNINI – Vittorio BONARELLI – Giuseppe CALDANO – Alberto PALME..

UFFICIO AMMINISTRAZIONE: 1° Capitano d’amministrazione Dante NICOLI, S.Ten Alfredo MACCAGNO Alfredo.

Con questo organigramma la scuola iniziava l’importantissimo compito di preparare  il personale che nei mesi successivi sarebbe affluito a Susegana.

Le direttive del Comando Supremo, visti gli ottimi risultati nell’impiego delle bombarde, erano di avere  la piena disponibilità per la primavera 1916  di un consistente “nuovo”  numero di artiglieria da trincea.

Pertanto, tutto il lavoro per la costituzione  di 100 nuove batterie di bombarde doveva ricadere  sulla struttura di Susegana.

IL RECLUTAMENTO DEI NUOVI BOMBARDIERI

Il reclutamento del personale da inviare a Susegana inizialmente venne eseguito solamente all’interno dei reparti di artiglieria al fronte ed  presso i centri di mobilitazione dell’arma di artiglieria.

Questa scelta fu criticata da tutti gli appartenenti alle altre armi, che vedevano preclusa la possibilità di far parte di questa nuova specialità; inoltre gli allontanamenti forzati di personale in forza alle unità combattenti non instillava l’entusiasmo che potevano avere i  “nuovi” volontari.

Il compito affidato alla scuola non era quindi dei più semplici, bisognava preparare al combattimento, una enorme mole di personale non sempre preparato come  quello proveniente dai centri di mobilitazione, oppure non adeguatamente motivato nel caso degli artiglieri che avevano dovuto abbandonare i propri compagni.

Questa usanza venne meno, alla fine del 1916 e poi a seguire nel 1917; alla scuola vennero infatti inviati anche personale proveniente dall’ arma di cavalleria e proveniente dalla fanteria.

 

IL DEPOSITO DELLA SCUOLA DI NERVESA

In previsione dell’importante compito assegnato alla scuola di Susegana venne costruito ai primi di febbraio 1916 il Deposito.

Quest’ultimo avente funzione di centro di raccolta, d’immatricolazione e di ripartizione del personale.

Successivamente al Deposito di Nervesa venne conferito il compito di occuparsi dell’amministrazione della Scuola stessa, di tutti i reparti neo-costituiti a Susegana e infine di provvedere all’istruzione dei nuclei di complementi della specialità bombardieri da inviarsi al fronte.

Il primo comandante del Deposito fu il Maggiore d’artiglieria Arnaldo LAMBERTINI, il quale tenne il comando fino al termine del conflitto.

LA SCUOLA BOMBARDIERI  Gennaio 1916  –  Novembre 1917

Come accennato, la scuola venne allestita e sviluppata nei pressi della stazione ferroviaria  di Susegana (oggi località Ponte della Priula).

Di conseguenza per la sistemazione del personale si requisì numerosi stabili nelle zone limitrofe per le più varie esigenze.

In questo contesto  venne acquisita anche una  fattoria di proprietà dei Conti Di Collalto, che divenne la sede della Scuola, luogo dove furono alloggiati gli ufficiali per il periodo di formazione.

Si fornisce un’immagine fotografica dello stabile al momento dell’afflusso dei nuovi ufficiali.

 PIANTINA DELLA CASERMA “LE MANDRE”

Alla scuola fu riservato il compito di istruire e cementare lo spirito di corpo dei nuovi reparti, di curare il ciclo di formazione, nel gestire il materiale di armamento delle batterie, nello sperimentare i nuovi materiali proposti dall’industria privata e di scrivere le istruzioni sul materiale in uso alla specialità.

In seguito alla scuola vennero assegnate nuove attività, come il collaudo di tutti i materiali da trincea; all’istruzione di reparti di fanteria all’abilitazione nell’uso di armi da trincea (stoker, thevenot).

La sede de “Le Mandre” ebbe sempre una bassa percentuale di ufficiali, talvolta il numero di sottufficiali e/o truppa in addestramento era così alto che, per carenza di spazio  vennero dislocati nei locali riservati  agli ufficiali.

Oltre all’arrivo di militari da addestrare, arrivarono a Susegana anche uomini per rinforzare gli effettivi della scuola, venne cosi formata la 44° Compagnia di territoriali da fortezza “Compagnia di Lovadina” la quale ebbe il compito di funzionamento dei vari servizi di guardia e di presidio.

Nell’aprile 1916 venne affidato il compito di provvedere al collaudo delle bombarde con il relativo munizionamento, materiale esclusivamente prodotto dall’ industria privata.

Con l’arrivo di un grandissimo quantitativo di munizioni, venne deciso di provvedere alla costruzione di un nuovo deposito munizioni nella zona di Conegliano (TV); nacque cosi il deposito munizioni di Fossamerlo (San Vendemiano), struttura ancora presente sul territorio.

Venne in questo periodo aggiornato l’ordinamento della scuola, con l’aggiunta di:

  1. a) Gruppo istruzioni e mobilitazione (in collaborazione con l’ufficio collaudo e commissione materiali)

Gruppi di batterie in corso di istruzione

Complementi in corso di istruzione

Corsi speciali per truppa

Operazioni di mobilitazione

Carreggio

 

  1. b) Gruppo servizi

Movimento materiali

Auto drappello

Servizio lavori

Sezione officina

  1. c) Direzione Corsi

Ufficiali addetti ai corsi

Allievi Ufficiali

Ufficiali di corsi suppletivi

Ufficiali del corso di applicazione

d) Deposito di Nervesa

Furono aggiunti anche ulteriori ufficio con funzioni secondarie:

  • Ufficio tiri ed esperienze
  • Ufficio sanitario
  • Ufficio amministrativo
  • Ufficio movimento ufficiali
  • Ufficio postale
  • Ufficio difesa antiaerea
  • Ufficio fanteria: questo ufficio aveva il compito di istruire sui materiali da trincea le sezioni lanciabombe, la gestione del museo, la sezione personale e la sezione storica.

Da un semplice paesino ubicato nella campagna veneta, il Comune di Susegana era diventato il cuore pulsante della specialità “Bombardieri”, luogo attraverso cui obbligatoriamente, tutti coloro che avevano a che fare con queste nuove armi dovevano transitare.

Nel dicembre 1916 ci fu il primo riordinamento della specialità, scritto studiato e sviluppato presso la Scuola.

A meta 1917, sempre con gli studi sviluppati, furono movimentate quasi tutte le batterie di bombarde presso le armate in modo da poter integrare i nuovi materiali e ritirare quelli più vetusti.

Il lavoro di formazione fu svolto fino al 30 ottobre 1917, nella qual data fu dato l’ordine di prepararsi al ripiegamento dovuto alla ritirata di Caporetto.

Il 31 ottobre 1917 il Comando Supremo (telegramma 129.771 del 30/10/1917) ordina l’immediato, ma ordinato, trasferimento della scuola a Sassuolo e nel deposito di Scandiano.

Dando precedenza ai materiali d’armamento e al personale in formazione, tutto fu trasferito, un raggruppamento provvisorio agli ordini del Comando Supremo, resterà a difesa del ponte presente sul fiume Piave (Ponte della Priula) e delle installazioni della scuola fino al momento della ritirata oltre il Piave.

La storia termina con un’ordinata fuga, così finisce un piccolo miracolo dell’industria militare, basti pensare che in media, presso tale struttura erano dislocati dai 10.000 ai 15.000 soldati impiegati nelle più disparate attività addestrative e corsi di formazione.

Ma la storia dei Bombardieri del Re non finisce qui, ora tocca alla storia sul fronte di questi reparti.

Conferenza: l’attività dei cecchini nella Grande Guerra

Nella serata del 17 novembre, abbiamo organizzato la prima conferenza dedicata al oplologia, con un argomento di nicchia  del mondo armiero, grazie all’ aiuto di Antonio Rossetto.

L’idea di tenere la discussione all’interno del Museo degli Alpni di Conegliano, nasce dalla volontà di riportare i visitatori e gli studiosi a frequentare costantemente questo punto culturale.

Grazie alla collaborazione con il sito www.collezionareexordinanza.it siamo riusciti a radunare appassionati e studiosi di armi sia lontani che vicini, per confrontarsi e parlare di questo settore particolare e affascinante.

Vi lasciamo con qualche scatto della serata, sperando di migliorare e ripetere al più presto la bella esperienza con CO-EX e la Sezione Alpini diConegliano.

Lo Staff Cerletti